Carta d’identità
Cognome e nome | Gallato Sergio | |
Regione provincia comune | Veneto, Padova, Borgoricco | |
Zona di produzione | Trentino, Lazio, Calabria, Veneto, Toscana, Emilia Romagna | |
Nome azienda | Azienda Agricola Gallato Sergio e Andrea s.s. | |
Inizio attività | 1980 | |
Arnie in possesso | 500 | |
Apicoltura | Stanziale e nomade | |
Tipo di api | Ligustica e carnica | |
Tipo di miele | Millefiori, acacia, castagno, arancio, ciliegio, girasole, tarassaco, eucalipto, erba medica | |
Altre produzioni | Pappa, reale, propoli grezza, polline |
Quando e come ha iniziato l’attività di apicoltore?
Nel 1980, in un modo molto singolare. Avevo una zia alla quale piaceva moltissimo il miele, me ne parlava spesso esaltandone le sue qualità salutari, ed io, che le ero molto affezionato, le feci una promessa: dal prossimo anno farò il miele.
In quel periodo lavoravo presso una grande industria come fresatore di macchina a controllo numerico, quindi non avevo nessuna nozione d’apicoltura, di api, di fiori, di miele e di tutti i prodotti dell’alveare, ma ormai la sfida era lanciata.
Comprai due nuclei e cominciai con questi primi due alveari ad allevare le api, ma come facilmente si può supporre da quanto ho detto prima, non avendo alcuna formazione, il primo anno non produssi neppure un chilo di miele, e così anche il secondo anno, in compenso quell’anno feci tantissimi sciami, il terzo anno cominciai con mia soddisfazione a produrre sufficiente miele per tutta la famiglia, ovviamente con apprezzamenti ed elogi.
Quando e come ha iniziato l’attività di apicoltore?
Come ho detto prima, per produrre miele per mia zia e la mia famiglia, lo so che è un po’ pragmatica come motivazione però è nata così, successivamente la curiosità e poi in seguito, con il continuo contatto nasce la passione.
Che cosa significa avere la passione per le api?
La passione nasce con la conoscenza, cercare di capire le motivazioni che spingono l’ape alla coesione, in un rapporto sociale preciso e con ruoli ben definiti è fantastico.
Vedere questo piccolo insetto dedicarsi completamente allo sviluppo della famiglia, la sua dedizione alla covata che la spingono ad impensabili e incredibili fatiche, è un grande insegnamento.
È difficile spiegare le emozioni che ogni visita all’alveare suscita, non mi stancherei mai di guardare il loro movimento sul favo, e mi domando: qual è la forza che gestisce questo piccolo insetto?
Quali sono le difficoltà che si incontrano nella sua zona?
Il rapporto con gli agricoltori è molto difficile, a volte penso che non abbiano la consapevolezza dell’utilità dell’ape per le loro colture. Le migliaia di api trovate avvelenate davanti agli alveari, mi creano sconforto, le regole per salvare questi insetti importantissimi ci sono, ma pochissimi agricoltori le mettono in pratica. I trattamenti sono periodicamente più vicini, i prodotti usati spesso sono tossici o addirittura velenosi, inoltre le grandi aziende chimiche mettono in commercio sempre più frequentemente nuovi prodotti particolarmente pericolosi per le api e gli insetti pronubi.
Sembra che da qualche tempo le cose stiano migliorando, grazie anche ad interventi legislativi contro alcuni prodotti sicuramente tossici per le api in agricoltura.
Quali sono le zone e quali sono i mieli che produci?
Le zone di produzione dei mieli monoflora, sono in diverse Regioni, ad esempio i mieli di eucalipto principalmente nel Lazio, il castagno e l’acacia nel Veneto e in Trentino, agrumi in Calabria, il girasole in Toscana, erba medica in Emilia-Romagna.
È necessario essere esperti botanici per fare il nomadismo?
Non è necessario essere esperti botanici per fare il nomadismo, però è necessario conoscere i periodi di fioriture nelle varie zone di produzione, è inoltre importante conoscere la flora delle zone dove si produce un determinato monoflora, infatti, è importante che durante una fioritura fondamentale per fare il miele monoflora che si desidera produrre, non vi siano altre importanti fioriture, questo per avere una migliore qualità del miele.
La sua attività la svolge da solo o ha dei collaboratori?
Generalmente mi aiutano, nei lavori più pesanti, ad esempio lo spostamento degli alveari, mio figlio e mio fratello.
Ma molto devo alla preziosa collaborazione di mia moglie, che è determinante per la buona conduzione dell’attività commerciale e non solo, infatti è lei li si occupa interamente della sala smielatura, del confezionamento e dell’etichettatura, ma anche con le api mi aiuta, e precisamente collabora con me nella produzione della pappa reale.
Vi sono nel suo laboratorio molti attrezzi e macchine, tornio, fresatrice, e molti altre macchine meccaniche?
Io ho l’hobby della lavorazione del legno e del ferro, costruisco le mie arnie, i telaini, i melari, e tutto quanto necessita all’alveare, ma la parte più interessante è nell’elaborazione e nella costruzione di particolari marchine.
Ho realizzato, modificando l’invasettatrice, una singolare macchina per applicare le etichette, ora sto preparando un sistema per applicare il sigillo di garanzia, per poter costruire i telaini in modo più veloce ho realizzato una macchina per tagliare contemporaneamente dieci telaini alla volta, inoltre un sistema di sollevamento fusti, insomma una serie di macchine che mi facilitano il lavoro dando sfogo alla mia fantasia.
Utilizza particolari tecniche per ottimizzare il suo lavoro?
Le tecniche sono quelle generalmente conosciute, sollevatori, gru e molte piccole macchine autocostruite. In particolare, per la conservazione dei telaini dei melari, ho trovato una tecnica che mi facilita e velocizza il lavoro, utilizzare l’anidride solforosa su migliaia di telaini era una pratica molto impegnativa, l’ho risolta utilizzando un cassone frigorifero dentro il quale mantengo la temperatura inferiore ai 13° e quindi più nessun problema per le tarme.
Devo solo mettere i telaini all’interno del cassone, chiudere e accendere il termostato.
Nella sua esperienza che cosa cambierebbe nel sistema apicoltura?
É difficile rispondere a questa domanda, però di una cosa sono certo, maggiore formazione per gli apicoltori, esigere una maggiore preparazione e conoscenza è una garanzia per l’apicoltura futura.
Qualche particolare episodio che le è capitato nel corso degli anni?
Diversi anni fa facevo principalmente apicoltura stanziale, oppure limitata alla mia zona, un anno spostai gli alveari seguendo una fioritura di acacia, misi sugli alveari due melari, più per motivi scaramantici che per convinzione di produzione, ma quando ritornai dopo solo una settimana i melari non solo erano pieni tutti e due, ma le api avevano costruito e riempito di miele ogni spazio possibile e i due melari erano diventati un tutt’uno. Da quella volta comincia con il nomadismo.
Quali sono le sue produzioni?
Varia molto a secondo delle annate, generalmente ogni alveare portato a produzione dà circa 45 kg di miele.
Quali aspettative per il futuro della sua azienda?
Il mio piacere e anche il mio orgoglio, sarebbe quello di vedere progredire l’azienda e diventare un’azienda importante, in questo pongo molte speranze in mio figlio Andrea, ma anche e soprattutto al mio nipotino Mattia, il quale ha due anni e già dimostra grande interesse per “le api del nonno”.